Zuppiere, che passione!
Una zuppiera è anche Il brodo, la tavola imbandita, le domeniche in famiglia. E per la zuppiera di oggi, una buona ricetta autunnale.
Vintage o gran design. D’argento, di porcellana o di ceramica. Immancabile nei servizi da tavola di un tempo, oggi facciamo fatica ad avere una zuppiera a portata di mano. Casomai l’abbiamo riposta in cantina e la tiriamo fuori solo nelle occasioni importanti.
Sì, lo so bene, è ingombrate, e con difficoltà le case di oggi hanno lo spazio per una credenza e la sua zuppiera come abbiamo sempre visto nelle case dei nonni.
Eppure è quel pezzo un po’ nostalgico a cui un piccolo spazio andrebbe trovato, laddove non c’è. Perché al di là del brodo o della minestra che contiene, ha un significato importante ed è quello della condivisione.
E a tavola, si sa, la condivisione è essenziale.
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Condividere è avere a cuore qualcuno, prendersene cura.
Non solo nei giorni di festa. Ma anche nella quotidianità.
Pensiamo a uno dei piatti più rappresentativi della cucina italiana. La pasta. Come potremmo immaginare gli spaghetti al pomodoro senza un piatto da portata (o una maxi padella) e una tavola imbandita?
Io credo che ognuno di noi porti con sé, con i propri ricordi, anche un piatto da portata e probabilmente è proprio la zuppiera. Piena di ricordi e di vissuto a tavola.
Ogni volta che entravo nella sala da pranzo della casa dei miei nonni, il mio occhio era rapito da quella zuppiera con i fiori dipinti a mano, in ceramica (ovviamente di Castelli). È quella sempre presente nelle fotografie delle feste e non veniva usata.
Poi c’era quella del brodo di Natale. Di porcellana bianca, Vecchia Ginori. Quando arrivava a tavola (tutt’oggi usiamo quella), era segno che noi piccoli dovevamo smettere di giocare e andare a sederci.
Cosa ci sarà? ti chiedevi. Il brodo con le scrippelle o quello con le polpettine e pizza rustica? I due piatti della nostra tradizione di Natale erano spesso alternati, per accontentare un anno una parte della famiglia, un anno l’altra.
Ma lo scoprivi solo quando zia iniziava a versare il primo mestolo nella fondina. Facci caso, la zuppiera, con il suo coperchio, riesce sempre a regalare curiosità e sorpresa. E si sa, tutto ciò che è sorpresa aiuta a stimolare le papille gustative!
Antenata della zuppiera è stata la marmitta, già diffusa nel Medioevo, era un recipiente in terracotta, con coperchio, usato per cuocere e portare direttamente in tavola. Il termine è rimasto fino a qualche anno fa nei testi di cucina.
Quando la tipologia di servizio è cambiata, passando dai grandi buffet a quello al tavolo (coincidente anche con la maggiore produzione di porcellane), si diffusero in tutta Europa i piatti da portata e con essi anche la zuppiera, in maiolica, porcellana, peltro, argento, ma sempre con coperchio, spesso con quattro piedini e due manici laterali. Forme diverse, ovali o tonde, molto spesso sul coperchio si concentravano le maggiori decorazioni con un manico o un pomello prezioso che era predisposto per sollevarlo senza scottarsi ma era la parte maggiormente visibile.
Molte zuppiere erano delle vere e proprie opere d’arte, famose quelle prodotte da Maissen, la storica azienda tedesca, di cui puoi ammirare una bellissima collezione fuori Milano, al museo Giannetti.
Insieme alla zuppiera, il “presentatoio”, il piatto su cui viene poggiata e così poterla trasportare senza difficoltà. Non capita di rado, sopratutto al Sud Italia, di trovare il termine presentatoio al posto di zuppiera. E nel presentatoio, non solo zuppe e minestre ma anche la pasta che nel grande contenitore veniva tenuta qualche minuto per farla stufare e quindi insaporire meglio.
Di zuppiere parlerò anche domani mattina in diretta Instagram, alle 9 (circa), sarò al mercato dell’antiquariato dei Navigli di Milano. Al di là del brodo fumante, zuppe o minestre, la zuppiera può essere un bellissimo oggetto non solo per la tavola ma anche per…
A domani!
Francesca
Ma una ricetta per la zuppiera? Eccola, una che io amo molto. E spero sia così anche per te!
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