Giappone. Le buone maniere a tavola
A casa, al ristorante o durante eventi speciali. Ecco le principali regole di comportamento.
Buongiorno e ben trovati!
innanzitutto GRAZIE! Semplicemente, grazie di essere qui. Dopo 8 mesi dalla prima newsletter questo spazio diventa sempre più grande, formando una piccola comunità accomunata da passioni, desiderio di conoscenza, amore per il bello e il buono. In un periodo storico così incerto, preoccupante (se solo pensiamo che abbiamo guerre a poca distanza da noi…) una tavola apparecchiata, un momento conviviale, sono un approdo sicuro, un abbraccio sincero e affettuoso.
Dietro ogni newsletter, credimi, c’è un gran lavoro. Tanto studio, riflessioni, un pensiero in continua evoluzione. Spesso spendo diverse ore in cucina, tra pentole, padelle e foto. A volte i video e l’editing di Riccardo Marisi. E molto altro.
Mi sono sentita dire “ma perché bisogna abbonarsi per accedere a tutti i contenuti? Perché non ti fai sponsorizzare?”. Potrei farlo, certo. Ma già dal primo blog, nel 2009, Erba Pepe (chi lo ricorda?) ho deciso di essere libera e non pubblicizzare di volta in volta un brand in cui potrei non credere.
Collaboro con aziende, sì. Sviluppiamo progetti specifici. Se ti suggerisco qualche prodotto o un ristorante è perché lo ritengo buono o desidero condividere la mia esperienza. Il più delle volte, come avrai notato, io sostengo piccoli produttori, contadini, artigiani che non possono di certo permettersi sponsorizzazioni.
Su Substack trovi tante persone che come me hanno fatto questo tipo di scelta e preferiscono essere sostenute dai lettori!
Fatta questa (dovuta) precisazione, prima di tutto ti aggiorno su alcuni appuntamenti.
Domenica 26 Maggio alle 11 sarò al Mercato dell’Antiquariato a Milano, sui Navigli. Ospite dell’antiquario Roberto Borsalino (lo stand è di fronte a Signor Vino, lato via Gorizia), preparerò delle tavole pensate per più occasioni che ci faranno accogliere al meglio la bella stagione. Se sarai nei dintorni mi farà piacere conoscerti!
L’ultima lezione di cucina e arte del ricevere, a Milano, sarà il 12 Giugno, ore 10. Dedicata al buffet estivo, con 3 piatti completi che da soli possono essere un’ottima soluzione per una cena in famiglia o con gli amici. Come ad esempio il risotto verde verde con calamari ripieni oppure il tabulè con hummus e salsa di pomodori e mandorle. Ci sarà un’abbondanza di fiori, e festeggeremo in abbigliamento estivo, tutti vestiti in bianco!
Se vuoi sapere di più, se vuoi partecipare rispondi a questa mail o mandami un messaggio.
Visto che si avvicinano le vacanze estive e dunque cresce il desiderio di viaggi, ho pensato possa essere utile oltreché interessante, parlare di buone maniere di paesi stranieri.
Inizio dal Giappone, una nazione che mi ha sempre affascinato molto, sin dai primi oggetti di porcellana entrati in casa, dai sapori schietti e definiti di un sushi o sashimi assaggiati per la prima volta in un ottimo ristorante di Roma nel ’91. E poi i vassoi di lacca, i kimono, gli obi che ho iniziato subito a collezionare quando mi sono trasferita in Asia. Per non parlare delle porcellane che riempiono gli armadi della mia cucina…
Un mondo lontano, ma che ho sempre avuto voglia di esplorare, vivere da vicino. Un mondo di cui mi cui mi sono innamorata sempre più da quando sono riuscita a fare il mio primo viaggio a Tokyo e Kyoto, nel 2002. Un mondo che è entrato spesso in casa nostra. Tante le amiche, tante le occasioni speciali che mi hanno permesso di partecipare a cerimonie del tè in luoghi indimenticabili, a ricevimenti straordinari o semplicemente di condividere un pasto autentico in una casa giapponese.
Mi ha sempre colpito il loro modo in cui i giapponesi svolgono le cose. Mai approssimativi. Un procedimento ben definito anche per avvolgere un pacchetto e le pieghe della carta. Hai mai visto fare un origami? Io ne rimango sempre incantata!
E hai mai assistito a una lezione di ikebana? C’è una distanza calibrata tra un fiore e l’altro nelle composizioni. E dietro, uno studio approfondito che dura anni. Ricorderò sempre una composizione in un wok che l’Ikebana Association di Singapore (di cui facevo parte) preparò per me per festeggiare la pubblicazione del mio libri Pasta in a wok. Peccato non avere più le foto, ahimè erano in un computer che mi è stato rubato qualche anno fa…
Persino l’inclinazione della schiena, quando si fa un saluto, è misurato. Più è prolungato e profondo l’inclino, maggiore è il segno di rispetto. Mille sfumature che a noi possono sfuggire. A un giapponese, no.
Figuriamoci quando si tratta di preparare un pasto, o prima ancora, tagliare nel giusto modo un filetto di pesce o confezionare quel buon bocconcino di riso diventato popolare in ogni angolo del mondo. Anche se può apparire la cosa più facile da fare, per riuscire a fare un sushi a regola d’arte occorrono pratiche di una decina di anni.
Perché tutte le cose, in Giappone, vanno fatte bene.
E le etichette? Rigorose, molto rigorose. Fin da piccoli si impara la differenza tra i vocaboli da usare in una conversazione in famiglia e quelli da preferire per relazionarsi con persone più anziane o con i superiori. Ognuno si sente investito del proprio ruolo che è ben preciso: fare bene le cose. E questo serve anche a rafforzare la propria identità, in una società che sembra (apparentemente) fatta di piccoli soldatini. Le regole sono la corazza di ognuno. E se si infrangono, lo si fa con coscienza. Nella vita o a tavola.
Tutto rientra nel saho, l’etichetta giapponese. A cominciare dal cibo, mai toccato con le mani. A meno che non si tratti di sushi, rara eccezione. È concesso, ma non deve essere mai morso.
Gli alimenti si presentano sempre in piccoli pezzi. Tranne quei pesci cotti e serviti interi. La loro polpa sarà facilmente divisibile usando le bacchette. Nessun cucchiaio o forchetta.
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