Domani è più buona (la pasta)!
Un piatto di recupero, le chiacchiere in allegria. Il sole, il mare. Una piccola fuga d'inizio ottobre nell’isola più a sud d’Italia.
Buongiorno e bene trovati!
Oggi sì, ti offro qualcosa di molto buono! Un caffè e i mostazzola di Pantelleria.
In casa dormono tutti. È domenica e c’è un gran silenzio. Un silenzio che avvolge. Sono uscita fuori per respirare a pieni polmoni quest’aria tiepida di ottobre che qui, sull’isola è di conforto, dopo la lunga calda estate.
Ogni tanto passa una macchina, il suono delle campane proviene da lontano, c’è un cane che di tanto in tanto richiama l’attenzione. Ma è la quiete che regna sovrana.
Il vociare e l’andirivieni estivo sono già un ricordo. Qui ci si riappropria dei propri spazi, delle chiacchiere fuori dal circolo, e anche del porticciolo.
Devo ammetterlo, una benedizione poter immergermi in questa calma e trascorrere giornate uniche. E Pantelleria, vista attraverso le immagini di chi la frequenta da sempre e la ama alla follia; vissuta con gli occhi di chi qui ha lavorato come medico, appare immediatamente ben diversa dal luogo turistico che tutti conosciamo.
Pantelleria in questo soggiorno è anche il racconto di feste di Carnevale o di Natale, ma anche delle storie e degli intrighi locali. E’ i suoi colori, oltre il nero in contrasto con l’azzurro e il verde. Pantelleria è il sapore del formaggio fresco, dei capperi e dell’origano. Ma anche del finocchietto di mare e delle canne di busie e che rendono le busiate fatte a mano così uniche. E poi c’è il mirto e il l rosmarino.
Pantelleria è il tonno di Margherita, amabile padrona di casa, che cucina in modo egregio e ti posso garantire che un tonno così buono non ho mai mangiato, fatto a polpettone e cotto nella salsa di pomodoro.
Serate semplici le nostre, ma piene di allegria, e ovviamente di cibo. Che diventa melodico nei racconti, almeno per me che quando sento tradizioni e passato subito tendo le orecchie e mi riempio gli occhi di stupore.
Come quando Margherita mi ha raccontato della festa del maiale. Quando si radunavano intorno alla tavola per condividere il buon ragù.
Ieri, dopo una giornata trascorsa visitando l’isola, in lungo e in largo fino alla montagna grande, e alla vetta più alta, a casa, la pasta fritta.
Non devi immaginare la pasta immersa nell’olio profondo, perché qui (in tutto il Sud) fritto identifica il buono e il goloso. Anche le zucchine, passate in padella, dove però l’olio è abbondante (pesce e verdure vogliono l’olio, mia zia docet) sono dette fritte! Perché? Me lo sono chiesta. E mi sono data anche la risposta: un cibo fritto rimanda immediatamente a giorni di festa e opulenza. È cibo dell’abbondanza, quello che scacciare lo spettro della fame.
E allora anche la pasta del giorno diventa fritta. E la bontà è unica. A tavola, davanti all’ultima porzione rimasta, ecco le voci.
Qualsiasi sia la pasta, casomai avanzata apposta - corta o lunga, condita sopratutto al pomodoro, ripassala in padella. Vedrai che bontà.
Come si fa? Prima di tutto ungi la padella, con olio, la scaldi e cospargi la superficie con “la conza”, il condimento, l’aglio e mollica (di pane), o detto anche formaggio dei poveri: niente altro che pangrattato unito a erbe (quelle che più ti piacciono, ovviamente l’origano qui la fa da padrone) e un pochino di formaggio grattugiato.
Poi aggiungi pasta. In questo caso anche delle uova lessate (ah non mancano mai, segno di abbondanza, sempre per scagionare fame e carestia) e del polpettone di tonno. Sì, proprio così, una maxi braciola di tonno farcita con l’uovo. La ricetta? Eh, Margherita me l’ha spiegata ma devo provarla per poter stabilire quantità e tempi di cottura.
E poi, una volta formata una buona crosticina, si gira dall’altra parte (con d’aiuto di un piatto, come per una frittata). Mi raccomando, ungi di nuovo e bene la padella.
Capovolgi nel piatto di portata e condividi a tavola. Come ha fatto Margherita.
Ci vediamo presto, devo andare, mi aspetta un’ultima escursione dell’isola. Ancora due giorni siciliani prima di rientrare a Milano.
Un caro saluto
Francesca